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FRASI PENSIERI RIFLESSIONI Le più belle,le più o meno note,le personali. |
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#1 |
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Un beduino, inseguito da feroci nemici, fuggì dove il deserto era più aspro e le rocce più taglienti. Corse e corse, finché non sentì che il rumore degli zoccoli dei cavalli che lo inseguivano si era affievolito e poi spento del tutto.
Solo allora si guardò intorno. Era giunto in una gola paurosa, su cui incombevano pareti di granito e guglie di scuro basalto. Con enorme meraviglia scoprì una specie di sentierino che si inerpicava attraverso la gola. Lo seguì e dopo un po' si ritrovò all'imboccatura di una profonda grotta buia. Si infilò nell'oscurità con passo esitante. "Vieni avanti, fratello". Lo incoraggiò una voce benevola. Nella penombra, il beduino vide un eremita che stava pregando. "Tu vivi qui?", chiese il beduino. "Certo". "Ma come fai a resistere in questa grotta, solo povero, lontano da tutti?". L'eremita sorrise. "Io non sono povero. Ho grandi tesori". "Dove?". "Guarda là". L'eremita indicò una piccola fessura che si apriva in un fianco della grotta e chiese: "Che cosa vedi?". "Niente". "Davvero niente?", domandò l'eremita. "Solo un pezzo di cielo". "Un pezzo di cielo: non ti sembra un tesoro meraviglioso?". Ho letto il racconto di un prigioniero dei nazisti che scriveva tutto contento alla famiglia semplicemente perché era stato spostato da una cella con quattro nude mura ad un'altra in cui c'era una apertura in cima ad una delle pareti , attraverso cui si poteva intravvedere il cielo azzurro al mattino e qualche stella di notte. Questo per lui era un immenso tesoro. Noi abbiamo tutta la volta celeste. E guardiamo la tv |
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#1.5 | |
Bot Posting ADS Data registrazione: Da Sempre
Località: bot
Messaggi: Tanti
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#2 |
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Uno scultore stava lavorando alacremente col suo martello e il suo scalpello su un grande blocco di marmo. Un ragazzino, che passeggiava leccando il gelato, si fermò davanti alla porta spalancata dei laboratorio.
Il ragazzino fissò affascinato la pioggia di polvere bianca, di schegge di pietra piccole e grandi che ricadevano a destra e a sinistra. Non aveva idea di ciò che stava accadendo; quell'uomo che picchiava come un forsennato la grande pietra gli sembrava un po' strano. Qualche settimana dopo, il ragazzino ripassò davanti allo studio e con sua grande sorpresa vide un grande e possente leone nel posto dove prima c'era il blocco di marmo. Tutto eccitato, il bambino corse dallo scultore e gli disse: "Signore, dimmi, come hai fatto a sapere che c'era un leone nella pietra?". Il maestro sosteneva di avere un libro che conteneva tutto ciò che era concepibíle conoscere su Dio. Nessuno aveva mai visto il libro finché uno studioso in visita, a forza di insistenti preghiere, lo sottrasse al maestro. Se lo portò a casa e lo aprì ansiosamente... Ogni pagina del libro era bianca. "Ma il libro non dice niente", protestò lo studioso. "Lo so", rispose il maestro soddisfatto, "ma guarda quante cose suggerisce!" Ogni istante della tua vita è una pagina bianca. Tocca a te scriverla. E, anche se a qualcuno puoi sembrare un blocco di pietra, dentro di te c'è un leone. Tocca a te farlo uscire. |
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#3 |
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coloro che hanno degli amici
senza avere chiesto di averli, perchè gli amici non si comprano, non si vendono,non si permutano. Amici ci si sente ! Beati coloro che soffrono per i propri amici, Coloro che riescono a comunicarsi in uno sguardo. Perchè l’amico non tace, non questiona,non si arrende. L’amico ti capisce ! Beati coloro che conservano le amicizie Coloro che offrono la spalla per piangere. Perchè l’amico soffre e piange E per loro non esiste una ora esatta per consolare! Beati gli amici che credono nella tua verità E che ti fa vedere la tua realtà. Perchè l’amico è la direzione, è la base quando viene a mancare l’appoggio. Che siano beati tutti gli amici, Perchè gli amici sono eredi Della reale saggezza. Avere amici è la migliore complicità! |
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#4 |
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Il giorno dopo, il Signore tornò a guardare la sua Creazione. C'era qualche ritocco da fare. C'erano dei bei sassi sui greti dei fiumi, grigi, verdi e picchiettati. Ma sotto terra i sassi erano schiacciati e mortificati. Dio sfiorò quei sassi profondi ed ecco si formarono diamanti e smeraldi e milioni di gemme scintillanti laggiù nelle profondità.
Il Signore vide i fiori, uno più bello dell'altro. Mancava qualcosa, pensò, e posò su di essi un soffio leggero: ed ecco, i fiori si vestirono di pro ![]() Un uccellino grigio e triste gli volò sulla mano. Dio gli fischiettò qualcosa. E l'usignolo incominciò a gorgheggiare. E disse qualcosa al cielo e il cielo arrossì di piacere. Nacque così il tramonto. Ma che cosa mai avrà bisbigliato il Signore all'orecchio dell'uomo perché egli sia un uomo? Gli bisbigliò, in quel giorno lontano, in quell'alba remota, tre piccole parole: "Ti voglio bene". Negli antichi codici, c'è la storia di una fanciulla, che aveva fatto parte del gruppo delle donne che avevano seguito Gesù fin sul Calvario. Era una giovane timida, silenziosa e riservata. Alla notizia della Risurrezione, non aveva avuto bisogno né di visioni né di conferme. Aveva creduto subito. E spinta da un'audacia mai avuta prima, si era fatta pellegrina per annunciare le parole di Gesù. Non aveva più paura. Predicava nelle città e nei villaggi. Un giorno le si avvicinò un uomo, che era stato profondamente impressionato dalla sua testimonianza. E le chiese: "Dimmi, qual è il segreto del tuo coraggio?". "L'umiltà. Così mi ha insegnato il Maestro". L'uomo stette un attimo in silenzio, poi chiese ancora: "E a che cosa serve l'umiltà?". "A dire per prima: Ti voglio bene!". |
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#5 |
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Si chiamava "Bella come l'aurora", viveva serenamente in un piccolo villaggio di pescatori sulle rive del Fiume Azzurro, e fu chiesta in moglie dal più ricco dei pescatori del fiume.
I primi anni della giovane coppia furono veramente felici e spensierati. Ma tutta quella felicità infastidiva e irritava sempre di più la suocera di Liu, che era stata rapidamente spodestata dal cuore del figlio, dei familiari e dei servi dalla bella nuora. Così cominciò a tormentarla in ogni modo e a diffondere le più orribili dicerie sul suo conto. Esasperata, la bella Liu decise di vendicarsi uccidendo la suocera. In preda a questa cupa decisione, si recò da uno stregone per procurarsi un filtro di morte. Lo stregone l'ascoltò attentamente e poi le diede una fiala che conteneva un liquido rosa da mescolare ogni giorno nel tè della suocera, poi le propose, per stornare da sé ogni sospetto, di praticare ogni mattino sulle s*****, la nuca e la fronte della suocera un massaggio dolce e rilassante. "In questo modo la morte la sorprenderà lentamente nel giro di sei mesi". Liu, paziente e ostinata, per mesi versò regolarmente gocce di liquido rosa nel tè della suocera e praticò con la stessa pazienza il dolce massaggio ogni giorno. Il massaggio quotidiano tesseva una rete nuova tra le due donne, che divennero amiche. Il loro cuore cambiò. La suocera notò quanto la nuora fosse gentile e generosa oltre che bella. Liu riscopriva ogni giorno il cuore materno della suocera. Dopo qualche mese, Liu aveva praticamente dimenticato il motivo delle quotidiane visite, delle gocce di liquido rosa nel tè e del massaggio alla suocera: tutto questo era diventato una tranquilla e piacevole abitudine, fatta anche di complicità, di lunghe chiacchierate e di tenerezza. Ma un giorno, all'improvviso, fu costretta a ricordarsene. La suocera innocentemente disse: "Stiamo così bene insieme. Che peccato che io debba morire molto prima di te...". Liu si alzò e corse dallo stregone per avere l'antidoto al veleno della fiala. Si gettò in ginocchio e lo supplicò, spiegandogli quello che era successo e come fosse cambiato il suo cuore. Lo stregone sorrise: "Alzati mia bella figliola. Il liquido che ti ho dato è soltanto acqua di petali di ![]() Se guardi una persona mentre dorme non potrai più odiarla. L'uomo nasce tenero e fragile, muore duro e forte. Tutti gli esseri nascono teneri e delicati, muoiono rinsecchiti e scarni. Per questo ciò che è duro e forte è compagno della morte, ciò che è tenero e fragile è compagno della vita. |
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#6 |
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C’era una volta una piccola rondinella che rimase ferita e siccome non riusciva a volare cercò riparo nella bottega di un falegname, il cui nome era Giuseppe. Questi appena la vide subito si prese cura di lei, medicandole l’ala. Fumetta, così la chiamava il gentile falegname, si affezionò a lui e passarono un’estate felici insieme. Arrivato il momento di partire la rondinella decise di rimanere con il suo amico a fargli compagnia in bottega. Trascorsero così insieme anche il freddo inverno come veri e propri amici. La primavera successiva le altre rondinelle tornarono in paese ma la piccola Fumetta, era un po’ triste, perché ascoltando i magnifici racconti delle avventure compiute dalle compagne durante la migrazione, avrebbe voluto essere stata insieme a loro. Allo stesso tempo però non voleva lasciare il suo nuovo e speciale amico. Giuseppe capì i desideri della sua amica rondinella, e la convinse a migrare assieme alle sue compagne. Fu così, ma Fumetta non si scordò mai del suo amico e ad ogni primavera, quando tornava dal sud, andava a trovarlo nella sua bottega.
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#7 |
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C’era una volta una piccola rondinella che rimase ferita e siccome non riusciva a volare cercò riparo nella bottega di un falegname, il cui nome era Giuseppe. Questi appena la vide subito si prese cura di lei, medicandole l’ala. Fumetta, così la chiamava il gentile falegname, si affezionò a lui e passarono un’estate felici insieme. Arrivato il momento di partire la rondinella decise di rimanere con il suo amico a fargli compagnia in bottega. Trascorsero così insieme anche il freddo inverno come veri e propri amici. La primavera successiva le altre rondinelle tornarono in paese ma la piccola Fumetta, era un po’ triste, perché ascoltando i magnifici racconti delle avventure compiute dalle compagne durante la migrazione, avrebbe voluto essere stata insieme a loro. Allo stesso tempo però non voleva lasciare il suo nuovo e speciale amico. Giuseppe capì i desideri della sua amica rondinella, e la convinse a migrare assieme alle sue compagne. Fu così, ma Fumetta non si scordò mai del suo amico e ad ogni primavera, quando tornava dal sud, andava a trovarlo nella sua bottega.
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#8 |
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C'era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.
Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato al suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino. Quando era stanco, il bambino si addormentava all'ombra dell'albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna. Il bambino amava l'albero con tutto il suo piccolo cuore. E l'albero era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l'albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l'albero e l'albero gli disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice". "Sono troppo grande ormal per arrampicarmi sugli alberi e per giocare", disse il bambino. "Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?". "Mi dispiace", rispose l'albero "ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, e va' a venderli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice". Allora il bambino si arrampicò sull'albero, raccolse tutti i frutti e li porto via. E l'albero fu felice. Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare... E l'albero divenne triste. Poi un giorno il bambino tornò; l'albero tremò di gioia e disse: "Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami e sii felice". "Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi", rispose il bambino. "Voglio una casa che mi ripari", continuò. "Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi danni una casa?". "Io non ho una casa", disse l'albero. "La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice". Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa. E l'albero fu felice. Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l'albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. "Avvicinati, bambino mio", mormorò "vieni a giocare". "Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare", disse il bambino. "Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?". "Taglia il mio tronco e fatti una barca", disse l'albero. "Così potrai andartene ed essere felice". Allora il bambino tagliò il tronco e si fece una barca per fuggire. E l'albero fu felice... ma non del tutto. Molto molto tempo dopo, il bambino tornò ancora. "Mi dispiace, bambino mio", disse l'albero "ma non resta più niente da donarti... Non ho più frutti". "I miei denti sono troppo deboli per dei frutti", disse il bambino. "Non ho più rami", continuò l'albero "non puoi più dondolarti". "Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami", disse il bambino. "Non ho più il tronco", disse l'albero. "Non puoi più arrampicarti". "Sono troppo stanco per arrampicarmi", disse il bambino. "Sono desolato", sospirò l'albero. "Vorrei tanto donarti qualcosa... ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto...". "Non ho più bisogno di molto, ormai", disse il bambino. "Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco". "Ebbene", disse l'albero, raddrizzandosi quanto poteva "ebbene, un vecchio ceppo è quel che ci vuole persedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati". Così fece il bambino. E l'albero fu felice. (Shel Silverstein) Questa sera siediti in un angolo tranquillo e aiuta il tuo cuore a ringraziare tutti gli "alberi" della tua vita. |
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#9 |
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Quando il Sole sta per tramontare, nasce ogni giorno la malinconia.
"Da dove nasce?" si sono sempre chiesti gli studiosi dell’animo umano. E' nascosta nelle cose e compare come una specie di fantasma che bussa lievemente alle soglie dei cuori, oppure ha il suo nido nei cuori trepidanti perché tutto finisce, anche il giorno più splendente? Non nasce così. La malinconia nasce dal Sole, dispiaciuto e turbato di dover lasciare il posto al buio. Il Sole, tutto luce, non ha la più pallida idea di che cosa sia l’ombra, figuriamoci il buio. Un suo minimo raggio, anche riflesso, lo annienta. Il Sole vorrebbe essere tutto luce per tutta la terra, un manto di luce totale, sempre. E' un esagerato e, come tutti gli esagerati, un invadente; e, come tutti gli invadenti, un suscettibile. Ecco perché, quando sta per scomparire, esprime ogni giorno un po’ di struggimento, che contagia le nuvole e le anime, gli occhi dei viventi e i cuori degli amanti. Non trattiamo quindi male la malinconia. È pur sempre un dono che nasce dalla luce. E non trattiamo male il nostro cuore quando soffre di malinconia; anch’esso vorrebbe essere tutto luce, e non può esserlo, sinché non si sia trasformato in una stella. ![]() |
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