Discussione: arciere
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Vecchio 04-11-12, 15:38   #85
alabianca
 
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Predefinito Riferimento: arciere

Un giovane uomo di nome Sin-tang, avendo scoperto che vicino al suo villaggio c’era dell’ottima argilla, decise di fare il vasaio. Non scelse quest’arte perché nel villaggio non c’erano vasai, né per denaro o per ambizione, ma unicamente per il piacere che provava nel modellare la creta. Il suo lavoro gli dava una gioia intensa e di questa gioia i suoi vasi avevano il riflesso. Anche se le sue mani non erano particolarmente abili e il tornio che si era fabbricato era piuttosto rozzo, chi acquistava i manufatti di Sin-tang partecipava del diletto con cui erano stati fatti. Essi trasmettevano un senso di serenità e appagamento.
Un giorno giunse al villaggio un altro giovane uomo, che era stato a bottega da un celebre ceramista della capitale. Si chiamava Wun-ti. Oltre all’arte manuale, Wun-ti aveva appreso alcuni princìpi che nella grande metropoli erano fondamentali, e che Sin-tang ignorava del tutto: l’ambizione è la radice del successo, il successo è il sigillo della riuscita, la riuscita nasce dalla competizione.
Non appena vide i modesti lavori di Sin-tang, Wun-ti capì che fare concorrenza al rivale gli sarebbe stato facilissimo. Aprì anch’egli una bottega di vasaio e, in breve tempo, grazie alla sua tecnica raffrnata, ai suoi torni perfezionati ed ai princìpi appresi, la dovette ampliare; i suoi prodotti, con il marchio del suo nome, erano venduti e apprezzati lungo tutte le rive dello Yang-tse.
Quanto a Sin-tang, messo con le s***** al muro, non se la prese più di tanto. Qualche raro vaso gli era ancora richiesto dagli abitanti del villaggio e poiché egli non pensava al domani o perché, secondo lui, tale pensiero è sempre fonte di preoccupazioni e mai di gioie si rallegrava di poter fare ogni giorno il suo lavoro con intenso piacere, anche se i suoi vasi si accumulavano a dismisura nel suo magazzino.
Il fatto che il vasaio del villaggio continuasse a sopravvivere infastidiva però Wun-ti, che un giorno gli fece questa proposta: gli avrebbe acquistato lui tutto il suo magazzino purché smettesse di fabbricare vasi.
"I cocci del mio magazzino, te li regalo", rispose Sin-tang: "Quanto a smettere di fare il vasaio, mi chiedi una cosa impossibile. Una promessa però posso farti, se ti aggrada: pur continuando a far vasi, non ne venderò nemmeno uno".
Era quanto voleva il concorrente, che mise sul mercato i cocci del piccolo vasaio ed una pietra su ogni possibile sorpresa del domani.
La sorpresa però arrivò egualmente, e in una forma che Wun-ti non si sarebbe mai aspettato: nei panni di un messo dell’Imperatore. "Il Grande Sole del nostro Impero", gli disse costui, "ha notato, tra i tuoi vasi che sono pervenuti nella capitale, tre ciotole senza sigla; gli sono talmente piaciute che ti ordina di fargliene un servizio intero, di 650 pezzi, e nel più breve tempo possibile".
Wun-ti si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Com’era possibile che quei modesti vasi, sicuramente opera di Sin-tang, fossero piaciuti all’Imperatore più dei suoi? E come avrebbe fatto, adesso, a obbedire all’ordine del Grande Sole dell’Impero? Corse dal piccolo vasaio. "Spiegami il tuo segreto", lo supplicò. "In cambio, ti darò qualunque cosa tu mi chieda".
"Come posso darti il mio segreto se neppure io lo conosco?", gli rispose Sin-tang "L’unica cosa che ti posso dire è che provo un intenso piacere nel manipolare la creta. Forse un po’ di questo piacere va a finire nei miei vasi e vi rimane, mescolato alla materia. L’Imperatore si è dilettato del mio piacere: tutto qui".
Wun-ti capì che né la sua arte raffinata, né la sua ambizione, né il suo successo potevano competere con un segreto così poco segreto e, per giunta, inimitabile.
Chiese allora al piccolo vasaio di modellare lui le 650 ciotole richiestegli, nel poco tempo a disposizione. "Mi è impossibile", rispose questi. "Anche se lo volessi, al piacere non si comanda. La fretta e l’affanno sono nemiche della gioia".
Wun-ti, allora, con la morte nel cuore, si recò a Corte e confessò tutto al Sovrano. Questi, che era davvero un Grande Sole, comprese; invitò presso di sé Sin-tang, ne apprezzò l’animo e gli argomenti e lo pregò di lavorare per lui impiegando il tempo necessano.
Nel giro di due anni tutte le stoviglie gli furono consegnate. Non una era eguale all’altra. Ci si mangiava dentro con un gusto speciale. E anche solo a guardarle, era un piacere. Furono chiamate "Le stoviglie del diletto" e conservate con grande cura; nonostante ciò andarono quasi tutte distrutte nei turbini di guerre, terremoti ed incendi.
Oggi, alle grandi aste, le ceramiche di Wun-ti raggiungono quotazioni altissime.
Quelle di Sin-tang non hanno prezzo; coloro che ne posseggono una non la cederebbero per nessun motivo al mondo, tanto è raro avere un oggetto che ti sorride ogni giorno con amabilità e simpatia
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