Discussione: Nativi americani
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Vecchio 20-11-12, 00:24   #279
CORVOROSSO
 
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Predefinito Riferimento: Nativi americani

La Grande visione

Quel che successe da allora fino all'estate in cui compii 9 anni non è una storia. Ci furono inverni ed estati, e furono buoni; perchè i Wasichus* (moltitudini cioè l'uomo bianco) avevano fatto la loro ferrovia lungo il Platte (River) e viaggivano di là. Ciò aveva tagliato il branco dei bisonti in due, ma quelli che restavano nel nostro paese con noi erano più di quanti se ne potessero contare, e noi vagavamo senza problemi sulla nostra terra.

Di tanto in tanto le voci tornavano quando ero rimasto solo, come qualcuno che mi chiamasse, ma cosa volessero farmi proprio non lo sapevo. Questo non succedeva molto spesso, e quando non succedeva, me ne dimenticavo; che adesso ero diventato più alto e montavo i cavalli e potevo tirare alle galline della prateria e ai conigli col mio arco. I ragazzi della mia gente iniziavano da molto giovani a imparare il modo di fare degli uomini, e nessuno glielo diceva; impravamo soltanto facendo quel che avevanmo visto, ed eravamo guerrieri all'età in cui iragazzini adesso sono come ragazzine.

Era l'estate in cui compii 9 anni, e la nostra gente si stava muovendo lentamente verso le Montagne Rocciose. Una sera si accamparono in una valle vicino ad un piccolo torrente proprio prima che scorresse nell'Erba Unta (River) e c'era un uomo col nome d'Anca D'Uomo che mi voleva bene e mi chiese di mangiare con lui nel suo tepee.

Mentre stava mangiando, arrivò una voce che diceva: "E' tempo; ora Ti stanno chiamando." La voce era così forte e chiara che ci ho creduto, e pensavo che sarei andato proprio dove volevano che andassi. Così mi prepqarai a iniziare. Mentre venivo fuori dal tepee, entrambe le cosce inziarono a farmi male, e all'improvviso fu come svegliarsi da un sogno, e non c'era nessuna voce. Così tornai dentro il tepee, ma non volevo mangiare. Anca D''Uomo mi guardò in un modo strano e mi chiese cos'era che non andava. Gli dissi che le gambe mi facevano male.

Il mattino seguente il campo si sposto di nuovo, e io stavo cavalcando con alcuni ragazzi. Ci fermammo a prendere un sorso dal torrente, e quando fui giù da cavallo, le mie gambe cedettero sotto di me e non potei camminare. Così i rgazzi mi aiutarono a tirarmi su e mi misero sul cavallo; e quando ci accampammo di nuovo quella sera, Ero malato. Il giorno dopo il campo si spostò dove le diverse bande della nostra gente si riunivano, E io viaggiai su una slitta, perché ero molto malato. Entrambe le gambe e le braccia si sentivano male e la mia faccia si era gonfiata.

Quando ci fummo accampati di nuovo, Giacevo nel nostro tepee e mia madre e mio padre erano seduti accanto a me. Potevo vedere attraverso le aperture, e c'erano due uomini che venivano dalle nuvole, con la fronte di frecce piegate in basso, e riconobbi che erano gli stessi che avevo visto prima. Ognuno ora portava una lunga lancia, e dalle loro punte lampeggiava un fulmine. Arrivarono molto vicino al suolo stavolta e stettero per un po' là fuori e mi guradarono e dissero: "Sbrigati! Vieni! Tuo Nonno ti sta chiamanado!"

Poi si voltarono e lasciarono il suolo come freccie lanciate all'insù dall'arco. Quando mi fui alzato a seguirli, le gambe non mi facevano male più ed ero molto leggero. Andai fuori dal tepee, e lassù dove gli uomini con le lance fiammeggianti stavano andando, una nuvoletta stava arrivando molto velocemente. Arrivò e si fermò e mi prese e si voltò indietro da dove era venuta, volando velocemente. E quando guardai giù vidi mia madre e mio padre laggiù, e partii dispiaciuto di averli lasciati
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