Riferimento: arciere
Un soldato tornava a casa dalla guerra. Avvicinandosi al suo villaggio, sentiva il cuore pulsargli in petto come quello di un cerbiatto impaurito: avrebbe rivisto la sua casa? Avrebbe potuto riabbracciare padre e madre?
La sua casa gli apparve d'improvviso, velata dalle lacrime e dal tempo. E i genitori, seduti sulla soglia uno accanto all'altro, gli parvero come bambini sperduti, disposti a un'attesa infinita.
Quando si videro, si corsero incontro come fanno le foglie d'autunno, quando un turbine di vento le avvince in una folle danza. Ed il cielo sopra di loro era di un indicibile azzurro.
Quando, dopo una pioggia di lacrime e sorrisi, entrarono nel piccolo cortile domestico, il giovane vide con sorpresa che, accanto all'orto, era sorta una piccola pagoda fatta con minuscoli sassi di fiume.
"L'avete fatta voi?", chiese il soldato ai genitori.
"Sì", risposero i due, arrossendo un poco, "un sasso per ogni giorno della tua assenza".
"Ma io", osservò il giovane, "sono stato assente soltanto alcuni anni, e questi sassi sono migliaia di migliaia".
Guardando con un sorriso la piccola pagoda, i genitori risposero:
"Il tempo dell'attesa è come il tempo dell'amore: infinito".
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