Leggende dal mondo sulla Luna Africa del Sud
Leggende dal mondo sulla Luna
Africa del Sud Quando la Luna decise di svelare il segreto all'umanità pensò di servirsi di un insetto, ordinandogli " Devi consegnare agli uomini questo messaggio: come io muoio e morendo vivo, anche loro moriranno e morendo vivranno". Obbediente, l'insetto iniziò il suo lungo, lento e faticoso viaggio. Incontrò la lepre, la quale gli chiese: " fratello insetto, ti vedo stanco e indolenzito dal lungo cammino. Dove devi arrivare?". L'animaletto raccontò cosa gli aveva ordinato di dire la Luna all'umanità e la lepre, mettendosi a correre, lo tranquillozzò dicendogli: " non ti affaticare, io sono più veloce di te. Tornatene pure a casa, riferisco io il messaggio della Luna agli uomini": Ma nel farlo si confuse e disse: " la luna mi manda a dirvi : come io muoio e morendo perisco, così pure voi morirete e sarete finiti per sempre". La Luna, sentita la eco di queste parole stolte, raggiunse la lepre sulla via del ritorno e, rimproverandola per la sua scempiaggine, le diede una bastonata sul muso che da allora è sempre restato spaccato. Nonostante questo segno visibile, gli uomini continuano a credere - nella stragrande maggioranza - alle bugie raccontate dalla lepre. |
Riferimento: Leggende dal mondo sulla Luna Africa del Sud
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Riferimento: Leggende dal mondo sulla Luna Africa del Sud
Milano, Luogo Sacro Celtico ❈
La leggenda narra che il popolo celtico, alla guida del re Belloveso, sia giunto nella pianura padana seguendo una scrofa semilanuta. Presso i Celti il cinghiale era un animale sacro, se poi era bianco diventava simbolo divino, e con esso era altrettanto sacro il maiale selvatico, spesso confuso con il cinghiale. La scrofa semilanuta era il simbolo del sacerdozio: in quanto femmina e portatrice di vita, simboleggiava proprio il massimo del buon auspicio per una migrazione come quella che il re Belloveso si era accinto a compiere. Anche le Alpi, nella tradizione celtica, avevano un significato mistico, quello del rituale iniziatico per raggiungere “l’altro mondo”. È quindi facile supporre che il gruppo celtico che seguì il re nella traversata dell’arco alpino, fosse costituito da coloro che erano considerati gli “eletti”, gli iniziati di questo popolo alla ricerca di un nuovo “mondo”. Il popolo celtico era molto legato alle tradizioni della natura ed i suoi Druidi vivevano in armonia con essa, a contatto con il mistero della Grande Madre: loro era il compito di decifrare i segni che la Madre porgeva loro, e grande era la loro ricerca dei luoghi in cui le forze della Madre agivano. Queste forze sono particolarmente attive presso le sorgenti d’acqua. Quando il Re Belloveso ed i suoi seguaci giunsero al centro della pianura padana seguendo la scrofa, egli la vide abbeverarsi al centro di una radura, ad una sorgente, quindi tutta la cornice del luogo era favorevole, in quanto la pianura padana a quel tempo era coperta di foreste, e la Selva per i Celti era un luogo animato che offriva riparo alla selvaggina, ed in più offriva riparo da presenze misteriose ed arcane, gli spiriti maligni, senza contare che gli stessi alberi erano ad essi sacri. La sorgente divenne così luogo di culto, e sorse tutto intorno una città, Mediolanium. Tale nome fu scelto per via del manto della scrofa, che per metà era ricoperto di lana. Da qui, il nome Mediulanum, cioè Medio-lanae: mezza-lana. Una stele con l’effige di un cinghiale semilanuto esiste tutt’oggi, e la sorgente presso la quale gli antichi Celti avevano avuto il loro luogo di massimo culto, in quanto crocevia di forze naturali notevoli, è ancora oggi un luogo di culto molto importante: il Duomo di Milano. |
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