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Riferimento: arciere
Quanto più lontani stanno,
tanti più vicini al cuore sono i sentimenti che cerchiamo di soffocare e dimenticare. Se siamo in esilio, vogliamo serbare ogni piccolo ricordo nelle nostre radici: se ci troviamo lontani dalla persona amata, chiunque per la strada ce la fa ricordare - Undici minuti - PAULO COELHO – AMORE *** é inutile parlare dell’amore perchè l’amore ha una prorpria voce e parla da se’ - sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduto e ho pianto- PAULO COELHO – AMORE |
Riferimento: arciere
L’amore non è grande ne’ piccolo: è soltanto amore.
Non si può misurare un sentimento come si misura una strada. Se lo farai, comincerai a fare paragoni con ciò che ti è stato raccontato, o con ciò che ti aspetti di incontrare. E così ti ritroverai sempre ad ascoltare una storia, invece di percorrere il tuo vero cammino. - da cronaca – appunti negli aeroporti PAULO COELHO * AMORE |
Riferimento: arciere
GAZA I BAMBINI
Mio figlio adorava Il mio cuore soffre di vederti Luci nel silenzio delle tue lacrime Nel dolce brezza sul viso insanguinato Chi ha rotto la vostra abitazione e destejieron Chi ti ha dipinto sangue e si portava in polvere Informazioni sul corpo crivellato e te ne sei andato in gruppi di odio Chi ha preso la sua infanzia E hai lasciato nella cenere Chi ti ha dato Il duro inverno di armi Chi ha tagliato il volo fragile E il tuo corpo mutilato Chi ti alla deriva Piangere lacrime le frasi I bambini di Gaza vieni, vieni a risvegliare versi più belli dell'universo Essi si addormentò Sotto le travi. Da: Maria Joaniquina |
Riferimento: arciere
I Nonni sono come un treno con tanti vagoni,
ogni vagone è colmo di tanta sapienza... è u n treno che corre sulla ferrovia della vita, qualche volta i binari si allentano un po' ma lui non si ferma mai. Arriva però un giorno, che entra in una stazione, l'ultima dei suoi tanti viaggi della vita, caricando sulla sua locomotiva tutti i ricordi più cari per portarli con se... ... riparte poi, verso un nuovo viaggio di magica luce. arriva il giorno che si perde quel treno, ma quel treno ha lasciato a noi passeggeri, tutto il contenuto dei suoi vagoni: Ricordi, Consigli, Saggezza e tanto Amore. A tutti i NONNI che son partiti per il loro ultimo viaggio senza più un ritorno... non vi dimenticheremo mai, ci avete dato tanto e noi sapremo custodire il tutto nei nostri cuori, rendendovi Grazie ogni giorno. Ci mancherete sempre, ma il vostro ricordo ci darà la forza per affrontare coraggiosamente la vita, proprio come avete fatto voi.. vi voglio bene! dal web |
Riferimento: arciere
I Nonni sono come un treno con tanti vagoni,
ogni vagone è colmo di tanta sapienza... è u n treno che corre sulla ferrovia della vita, qualche volta i binari si allentano un po' ma lui non si ferma mai. Arriva però un giorno, che entra in una stazione, l'ultima dei suoi tanti viaggi della vita, caricando sulla sua locomotiva tutti i ricordi più cari per portarli con se... ... riparte poi, verso un nuovo viaggio di magica luce. arriva il giorno che si perde quel treno, ma quel treno ha lasciato a noi passeggeri, tutto il contenuto dei suoi vagoni: Ricordi, Consigli, Saggezza e tanto Amore. A tutti i NONNI che son partiti per il loro ultimo viaggio senza più un ritorno... non vi dimenticheremo mai, ci avete dato tanto e noi sapremo custodire il tutto nei nostri cuori, rendendovi Grazie ogni giorno. Ci mancherete sempre, ma il vostro ricordo ci darà la forza per affrontare coraggiosamente la vita, proprio come avete fatto voi.. vi voglio bene! 8// |
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“Facciamo ciò per cui siamo pagati, ma non è facile” - MARCO LAVORA AL REPARTO MOBILE. SUL LUNGOTEVERE HA VISTO SFILARE ANCHE SUA FIGLIA (di Sandra Amurri)
Assieme al casco, al manganello, non ci danno mica in dotazione anche un cuore di pietra. Il mio cuore è quello di un padre che quando torna a casa dopo una manifestazione pensa a come fare a pagare il mutuo e a sfamare i figli con quella miseria di stipendio che prende”. Marco è un poliziotto del reparto Mobile quello che a ogni sciopero e manifestazione viene impiegato per tutelare l'ordine pubblico e si trova di fronte chi urla slogan per i suoi stessi diritti negati. Accetta di parlare a patto che non scriviamo il suo cognome. Quarant'anni, sposato, padre di tre figli. La più grande ha 16 anni, la stessa età di quei ragazzi che il 14 novembre scorso hanno manifestato a Roma, assieme agli operai, per dire no alle politiche liberiste che negano il loro diritto al futuro. “La vuole sapere una cosa? C'era anche mia figlia alla manifestazione. I nostri sguardi si sono incrociati. Era la prima volta che accadeva e per un attimo mi sono sentito mancare il respiro” confessa Marco consegnando l'immagine di due facce di una stessa medaglia che si incontrano sul Lungotevere. “Purtroppo, anche se le loro ragioni sono giuste, noi delle forze dell'ordine dobbiamo, a malincuore, fare quello per cui siamo pagati, perché questo è il lavoro che ci permette di vivere, o meglio, di sopravvivere, campare con un solo stipendio in quattro non è una passeggiata. E per 1.200/1.300 euro al mese ci prendiamo di tutto: sputi, insulti, offese magari a nostra madre morta un mese prima o a nostra moglie e restiamo lì zitti e fermi come è giusto che sia, per carità, ma a volte si sbaglia e a chi non capita di sbagliare quando è sotto pressione? Forse sono un poliziotto troppo sensibile, ma è meglio così, almeno mi sento vivo”. VIVO, CERTO, ma con quel nodo che lo attanaglia alla gola quando la sera “seduto sul divano con i miei figli accanto vediamo scorrere in tv le immagini di colleghi che usano il manganello come fosse un giocattolo e loro attori attori di un film violento.E invece sono poliziotti come me, miei colleghi che menano studenti che manifestano pacificamente con gli zainetti in s*****. Studenti come mia figlia. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Mi metto nei panni di quei genitori e mi chiedo cosa farei io se qualcuno prendesse mia figlia a manganellate mentre è in piazza a manifestare”. La voce di Marco si incrina. “Scusi, scusi mi sono commosso un po' per la rabbia un po' perché mi fa male pensare che le persone, invece di vederci come siamo, nient'altro che poveri cristi che cercano di tutelare l'ordine pubblico, ci odiano. Mia figlia mi ha detto che i suoi compagni di scuola le hanno chiesto se sono violento, se uso anch'io il manganello. Capisce com'è diventato difficile fare questo lavoro? Mi rendo conto che può non essere facile, a volte, mantenere la calma di fronte a chi ti si lancia contro con le spranghe di ferro, passamontagna e ti urla:sporco servo, ma tu sei un poliziotto e devi dare l'esempio, tu sei lo Stato e lo devi onorare”. Figli dello stesso popolo, avrebbe detto Pier Paolo Pasolini. “Siamo abituati a fare i conti con la povertà fin da piccoli” continua Marco, nato in un paesino della Basilicata da padre e madre operai in fabbrica, quinto di sei figli. Ricorda bene la risposta del padre quando, dopo le scuole medie, gli chiese di potersi iscrivere al liceo classico: “‘Vuoi che vado a rubare per farti studiare?’. Ci ripenso ogni volta che nelle piazze sento i giovani urlare: lo studio è un diritto e non si tocca. Per me non è stato così. E mi dico: ma che ordine vuoi tutelare, Marco, quando la democrazia ha perso le gambe e cammina con le stampelle? Sai quante volte ho pensato: adesso mi tolgo il casco e mi unisco a loro”. A Francoforte è accaduto. “Non lo so. Però se lo fanno in pochi si chiama abbandono di posto e non obbedienza a un ordine e si finisce davanti al giudice e poi licenziati. Se lo fanno tutti si chiama colpo di Stato e io alla democrazia, seppure zoppa e malconcia, ci credo sempre. Però una cosa la vorrei: i caschi numerati, così si sa subito che non sei tu quel poliziotto che manganellava sul volto un ragazzo caduto a terra. Che brutta storia. Mi sono vergognato per la divisa che porto mentre, a tavola con la mia famiglia, vedevamo in tv quelle scene”. CONTINUA a raccontare, Marco: “Ai colleghi che si difendono dicendo che l'insulto fa andare il sangue al cervello, spiego sempre che niente giustifica l'eccesso e che gli strumenti che abbiamo sono di difesa, non di attacco. Oltretutto ci insegnano che il manganello non deve mai colpire la testa di una persona perché potrebbe anche provocare la morte. Però c'è anche chi sfoga in quel momento tutta la rabbia repressa che ha in corpo per uno stipendio da fame e pensa che quei ragazzi siano tutti figli di papà che protestano per vezzo. Più cresce l'ingiustizia socialepiù aumenta la violenza. Ma noi siamo poliziotti e dobbiamo restare umani”. |
Riferimento: arciere
Se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi...!!!"
(Gino Strada |
Riferimento: arciere
Vivo amando quello che la vita mi offre.
Mi commuovo dinanzi alla gioia, ascolto il silenzio della notte e ammiro le meraviglie che ci sono al mondo. Tutto è immensamente grande, tutto ci è stato dato per essere rispettato. Tutto va colto e a tutto va dato un senso. |
Riferimento: arciere
Ariel in lingua Ebraica si scrive "אריל", è una bambina di 7 anni, oltre ad andare a scuola, studia danza classica; il suo sogno? quello di poter diventare una grande ballerina.
Ariel frequenta la scuola per l'infanzia, da poco ha saputo di aver preso 10 in matematica, è felice, la sua Mamma per premiarla le ha organizzato una festa a sorpresa dopo la scuola, invitando tutti i suoi amichetti/e. del cuore. Ariel è figlia unica, il padre è morto durante un raid aereo, ma lei non lo sa. La sua Mamma le ha detto che il papà si trova in America per lavoro, ed un giorno tornerà con il regalo più bello che Ariel ha sempre desiderato, il suo amato Tutù… Ore 9.00: la campanella suona, tutti i bambini corrono, ma Ariel torna indietro, guardando la sua mamma le dice: "Mi sono dimenticata di dirti una cosa importante... tu sei la mamma più bella del mondo". Ore 9.32: Un razzo centra in pieno una scuola; muoiono ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ ♥ Angioletti, tra quelli c'è lei, Ariel… una bambina di 7 anni che sognava di diventare una ballerina, ma per la volontà di NOI adulti, il suo sogno non si avvererà mai. Mi rivolgo a voi, responsabili di questo atroce crimine contro l'umanità, mi rivolgo a voi, egoisti, mi rivolgo a voi, uomini di guerra... Sono sicuro che il vostro Dio vi aspetterà davanti a quella scuola, al suo fianco ci sarà Ariel, quella bambina di 7 anni, che sognava di diventare una grande ballerina. Ariel è morta per i vostri sporchi e loschi interessi, ma lei non vi odierà, vi ha già perdonato, lei.... IO NO! A cura di: Andrea Mavilla. |
Riferimento: arciere
Non mi importa il colore della pelle ,di quale religione ,di quale Nazionalità e tanto meno sono spinto da un orientamento politico, Mi sento offeso, arrabbiat
o, indignato ,inorridito ............. Attorno a me vedo "Massacri" di BAMBINI SIRIANI ,PALESTINESI .......... Vedo il disprezzo e l’odio più puro, tanto da non riconoscere neanche il nome di un popolo.. Vedo la gente che per prima cosa impara ad odiare, perché tutto il resto glielo hanno portato via . Non capisco che cosa possa passare per il cervello di un uomo che punta una mitragliatrice verso dei civili inermi. Cosa si prova a premere il bottone che apre il portello dell’aereo e vedere una scia le esplosioni a catena E mentre BAMBINI ,DONNE,UOMINI muoiono, vedo la totale indifferenza del mondo , sento solo bla bla bla |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 17:52. |
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Traduzione in Italiano: P2psin.it & Cionfs.it
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