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alabianca 05-11-12 09:26

tra poco..è natale
 
I pastori che erano stati alla stalla di Betlemme a onorare il Bambino Gesù tornavano a casa. Erano arrivati tutti con le braccia cariche di doni, e ora se ne partivano a mani vuote.
Eccetto uno. Un pastore giovane giovane aveva portato via qualcosa dalla stalla santa di Betlemme. Una cosa che teneva stretta nel pugno. Gli altri lì per lì non ci avevano fatto caso, finché uno di essi non disse: "Che cos'hai in mano?".
"Un filo di paglia", rispose il giovane pastore, "un filo di paglia della mangiatoia in cui dormiva il Bambino".
"Un filo di paglia!", sghignazzarono gli altri. "È solo spazzatura. Buttalo via!".
Il giovane pastore scosse il capo energicamente.
"No", disse. "Lo conservo. Per me è un segno, un segno del Bambino. Quando tengo questa pagliuzza nelle mie mani, mi ricordo di lui e quindi anche di quello che hanno detto di lui gli angeli".
Il giorno dopo, gli altri pastori chiesero al giovane: "Che ne hai fatto della tua pagliuzza?".
Il giovane la mostrò.
"La porto sempre con me".
"Ma buttala! ".
"No. Ha un grande valore. Su di essa giaceva il Figlio di Dio".
"E con questo? Il Figlio di Dio vale. Non la paglia!"."Avete torto. Anche la paglia vale tanto. Su che altro poteva stare il Bambino, povero com'era? Il Figlio di Dio ha avuto bisogno di un po' di paglia. Questo mi insegna che Dio ha bisogno dei piccoli, dei senza-valore. Sì, Dio ha bisogno di noi, i piccoli, che non contiamo molto, che sappiamo così poco".
Con il passare dei giorni sembrò che il filo di paglia diventasse sempre più importante per il giovane pastore. Durante le lunghe ore al pascolo lo prendeva spesso in mano: in quei momenti ripensava alle parole degli angeli ed era felice di sapere che Dio amava tanto gli uomini da farsi piccolo come loro.
Ma un giorno uno dei suoi compagni gli portò via il filo di paglia dalle mani, gridando:
"Tu e la tua maledetta paglia! Ci hai fatto venire il mal di testa con queste stupidaggini!".
Stropicciò la pagliuzza e la gettò nella polvere.
Il giovane pastore rimase calmo. Raccolse da terra il filo di paglia, lo lisciò e lo accarezzò con la mano, poi disse all'altro: "Vedi, è rimasto quello che era: un filo di paglia. Tutta la tua rabbia non ha potuto cambiario. Certo, è facile fare a pezzi un filo di paglia. Pensa: perché Dio ci ha mandato un bambino, mentre ci serviva un salvatore forte e battagliero? Ma questo Bambino diventerà un uomo, e sarà resistente e incancellabile. Saprà sopportare tutte le rabbie degli uomini, rimanendo quello che è: il Salvatore di Dio per noi".
Il giovane sorrise, con gli occhi luminosi. "No. L'amore di Dio non si può fare a pezzi e buttare via. Anche se sembra fragile e debole come un filo di paglia".

alabianca 05-11-12 09:27

Riferimento: tra poco..è natale
 
C'era una volta un uomo che non credeva nel Natale.
Era una persona fedele e generosa con la sua famiglia e corretta nel rapporto con gli altri, però non credeva che Dio si fosse fatto uomo come, secondo quanto afferma la Chiesa, è successo a Natale. Era troppo sincero per far vedere una fede che non aveva.
"Mi dispiace molto, disse una volta a sua moglie che era una credente molto fervorosa, però non riesco a capire che Dio si sia fatto uomo; non ha senso per me."
Una notte di Natale, sua moglie e i figli andarono in chiesa per la messa di mezzanotte. Lui non volle accompagnarli. "Se venissi con voi mi sentirei un ipocrita. Preferisco restare a casa. Vi starò ad aspettare."
Poco dopo la famiglia uscì mentre iniziò a nevicare. Si avvicinò alla finestra e vide come il vento soffiava sempre più forte. "Se è Natale , pensò, meglio che sia bianco". Tornò alla sua poltrona vicino al fuoco e cominciò a leggere un giornale.
Poco dopo venne interrotto da un rumore seguito da un altro e subito da altri.
Pensò che qualcuno stesse tirando delle ***** di neve sulla finestra della sala da pranzo/. Uscì per andare a vedere e vide alcuni passerotti feriti, buttati sulla neve.
La tormenta li aveva colti di sorpresa e, per la disperazione di trovare un rifugio, avevano cercato inutilmente di attraversare i vetri della finestra. "Non posso permettere che queste povere creature muoiano di freddo... però come posso aiutarle?"
Pensò che la stalla dove si trovava il cavallo dei figli sarebbe stato un buon rifugio, velocemente si mise la giacca, gli stivali di gomma e camminò sulla neve fino ad arrivare nella stalla, spalancò le porte e accese la luce. Però i passerotti non entrarono.
"Forse il cibo li attirerà," pensò.
Tornò a casa per prendere delle briciole di pane e le disseminò sulla neve facendo un piccolo cammino fino alla stalla. Si angustió nel vedere che gli uccelli ignoravano le bricciole e continuavano a muovere le ali disperatamente sulla neve. Cercò di spingerle in stalla camminando intorno a loro e agitando le braccia. Si dispersero nelle diverse parti meno che verso il caldo e illuminato rifugio.
"Mi vedono come un estraneo che fa paura", pensò. "Non mi viene in mente nulla perché possano fidarsi di me... Se solo potessi trasformarmi in uccello per pochi minuti, forse riuscirei a salvarli".
In quel momento le campane della chiesa cominciarono a suonare. L'uomo restò immobile, in silenzio, ascoltando il suono gioioso che annunciava il Natale. Allora si inginocchiò sulla neve: "Ora si, capisco, sussurò. Ora vedo perché hai dovuto fare tutto questo

alabianca 05-11-12 09:28

Riferimento: tra poco..è natale
 
Il piccolo e zoppo Matusalemme ed Eliogabalo (detto Gabalo) erano due ragazzi poveri della città. Avevano sempre vissuto, dalla nascita, nel collegio dei ragazzi poveri. "Sai che domani è Natale?" chiese Gabalo, un giorno che tutti e due stavano spalando la neve dall'ingresso dell'istituto. "Ah, davvero?" rispose Matusalemme. "Spero proprio che la signora Pynchurn non se ne accorga. Diventa particolarmente antipatica nei giorni di festa!" L'antipatica signora Pynchum era la direttrice dell'istituto dei poveri, ed era temuta da tutti. Matusalemme proseguì: "Gabalo, tu credi che Babbo Natale ci sia davvero?". "Certo che c'è". "E allora perché non viene mai qui alla casa dei poveri?". "Beh", rispose Gabalo, "noi stiamo in una strada tutte curve, lo sai no? Forse Babbo Natale non riesce a trovarla". Gabalo cercava sempre di mostrare a Matusalemme il lato bello delle cose, anche quando non c'era! Proprio in quel momento un'automobile investì un povero cane, che cadde riverso sulla neve. Gabalo corse subito in suo aiuto e vide che aveva una zampa rotta. Fece una stecca e fasciò strettamente la zampa del cane,. Gabalo lesse sul collare che il cane apparteneva al dottor Carruthers, un medico famoso nella città. Lo prese in braccio e si avviò verso la casa dei dottore. Il dottore aveva una gran barba bianca lo accolse con un sorriso e gli chiese chi aveva immobilizzato e steccato così bene la zampa dei cane. "Perbacco, io, signore", rispose Gabalo e gli raccontò di tutti gli altri animali ammalati che aveva guarito. "Sei un ragazzo davvero in gamba!" gli disse alla fine il dottor Carruthers guardandolo negli occhi. "Ti piacerebbe venire a vivere da me e studiare per diventare dottore?". Gabalo rimase senza parole. Andare lontano dalla signora Pynchum e non essere più uno "della Casa dei Poveri", diventare un dottore! "Oh, oh s-s-sì, signore! Oh ... ". Improvvisamente la gioia svanì dai suoi occhi. Se Gabalo se ne andava, chi si sarebbe preso cura del piccolo e zoppo Matusalemme? "lo... io vi ringrazio, signore" disse. "Ma non posso venire, signore! E prima che il dottore scorgesse le sue lacrime corse fuori dalla casa". Quella sera, il dottor Carruthers si presentò all'istituto con le braccia cariche di pacchetti. Quando Matusalemme lo vide cominciò a gridare: "è arrivato Babbo Natale!". Il dottore scoppiò a ridere e, mentre consegnava al ragazzo un pacchetto dai vivaci colori, notò che zoppicava e gli fece alcune domande. Dopo un attimo, il dottor Carruthers disse: "Conosco un ospedale in città dove potrebbero guarirti. Hai parenti o amici?". "Oh, sì", rispose subito Matusalemme, "ho Gabalo!". Il dottore lanciò uno sguardo penetrante a Gabalo. "È per lui che non hai voluto venire a stare da me, figliuolo." "Beh, io... io sono tutto quello che lui possiede", rispose Gabalo. Il dottore, profondamente commosso, disse: "E se prendessi anche Matusalemme con noi?". Questa volta a Gabalo non importò che tutti vedessero le sue lacrime, e Matusalemme si mise a battere le mani dalla gioia. Naturalmente non sapeva che sarebbe guarito e che un giorno Gabalo sarebbe diventato un chirurgo famoso. Tutto quello che sapeva era che Babbo Natale aveva trovato la strada per la casa dei poveri e che lo portava via con Gabalo.

alabianca 05-11-12 09:29

Riferimento: tra poco..è natale
 
I ragazzi dell'oratorio di Santa Maria avevano preparato una recita sul mistero del Natale. Avevano scritto le battute degli angeli, dei pastori, di Maria e di Giuseppe. C'era una particina perfino per il bue e l'asino.
Avevano distribuito le parti. Tutti volevano fare Giuseppe e Maria. Nessuno voleva fare la parte dell'asino. Avevano così deciso di travestire da asino il cane di Lucia. Era abbastanza grosso e pacifico: con le orecchie posticce faceva un asinello passabile. Purché non sì fosse messo ad abbaiare in piena scena...
Ma quando suor Renata vide le prove dello spettacolo sbottò: "Avete dimenticato i Re Magi!".
Enzo, il regista, si mise le mani nei capelli. Mancava solo un giorno alla rappresentazione. Dove trovare tre Re Magi così su due piedi?
Fu don Pasquale, il vice parroco, a trovare una soluzione.
"Cerchiamo tre persone della parrocchia" disse. "Spieghiamo loro che devono fare i Re Magi moderni, vengano con i loro abiti di tutti i giorni e portino un dono a Gesù Bambino. Un dono a loro scelta. Tutto quello che devono fare è spiegare con franchezza il motivo che li ha spinti a scegliere proprio quel particolare dono".
La squadra dei ragazzi si mise in moto. Nel giro di due ore, erano stati trovati i tre Re Magi sostituti.
La sera di Natale, il teatrino parrocchiale era affollato.
I ragazzi ce la misero tutta e lo spettacolo filò via liscio e applaudito. Il cane-asino si addormentò e la barba di san Giuseppe non si staccò. Senza che nessuno lo potesse prevedere, però, l'entrata in scena dei tre Re Magi divenne il momento più commovente della serata.
Il primo Re era un uomo di cinquant'anni, padre di cinque figli, impiegato del municipio. Portava in mano una stampella. La posò accanto alla culla del Bambino Gesù e disse: "Tre anni fa ho avuto un brutto incidente d'auto. Uno scontro frontale. Fui ricoverato all'ospedale con parecchie fratture. I medici erano pessimisti sul mio recupero. Nessuno azzardava un pronostico. Da quel momento incominciai ad essere felice e riconoscente per ogni più piccolo progresso: poter muovere la testa o un dito, alzarmi seduto da solo e così via. Quei mesi in ospedale mi cambiarono. Sono diventato un umile scopritore di quanto sia bello ciò che possiedo. Sono riconoscente e felice per le cose piccole e quotidiane di cui prima non mi accorgevo. Porto questa stampella a Gesù Bambino in segno di riconoscenza".
Il secondo Re era una Regina, madre di due figli. Portava un catechismo. Lo posò accanto alla culla del Bambino e disse: "Finché i miei bambini erano piccoli e avevano bisogno di me, mi sentivo realizzata. Poi i ragazzi sono cresciuti e ho incominciato a sentirmi inutile. Ma ho capito che era inutile commiserarmi. Chiesi al parroco di fare catechismo ai bambini. Così ritrovai un senso a tutta la mia vita. Mi sento come un apostolo, un profeta: aprire ai nostri bambini le frontiere dello spirito è un'attività che mi appassiona. Sento di nuovo di essere importante".
Il terzo Re era un giovane. Portava un foglio bianco. Lo pose accanto alla culla del Bambino e disse: "Mi chiedevo se era il caso di accettare questa parte. Non sapevo proprio che cosa dire, né che cosa portare. Le mie mani sono vuote. Il mio cuore è colmo di desideri, di felicità e di significato per la mia vita. Dentro di me si ammucchiano inquietudini, domande, attese, errori, dubbi. Non ho niente da presentare. Il mio futuro mi sembra così vago. Ti offro questo foglio bianco, Bambino Gesù. Io so che sei venuto per portarci speranze nuove. Vedi, io sono interiormente vuoto, ma il mio cuore è aperto e pronto ad accogliere le parole che vuoi scrivere sul foglio bianco della mia vita. Ora che ci sei tu, tutto cambierà...".

alabianca 05-11-12 09:30

Riferimento: tra poco..è natale
 
Il postino suonò due volte. Mancavano cinque giorni a Natale. Aveva fra le braccia un grosso pacco avvolto in carta preziosamente disegnata e legato con nastri dorati. "Avanti", disse una voce dall'interno. Il postino entrò. Era una casa malandata: si trovò in una stanza piena d'ombre e di polvere. Seduto in una poltrona c'era un vecchio. "Guardi che stupendo pacco di Natale!" disse allegramente il postino. "Grazie. Lo metta pure per terra", disse il vecchio con la voce più triste che mai. "Non c'è amore dentro" Il postino rimase imbambolato con il grosso pacco in mano. Sentiva benissimo che il pacco era pieno di cose buone e quel vecchio non aveva certo l'aria di spassarsela male. Allora, perché era così triste? "Ma, signore, non dovrebbe fare un po' di festa a questo magnifico regalo?". "Non posso... Non posso proprio", disse il vecchio con le lacrime agli occhi. E raccontò al postino la storia della figlia che si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca. Tutti gli anni gli mandava un pacco, per Natale, con un bigliettino: "Da tua figlia Luisa e marito". Mai un augurio personale, una visita, un invito: "Vieni a passare il Natale con noi". "Venga a vedere", aggiunse il vecchio e si alzò stancamente. Il postino lo seguì fino ad uno sgabuzzino. il vecchio aprì la porta. "Ma ... " fece il postino. Lo sgabuzzino traboccava di regali natalizi. Erano tutti quelli dei Natali precedenti. Intatti, con la loro preziosa carta e i nastri luccicanti. "Ma non li ha neanche aperti!" esclamò il postino allibito. "No", disse mestamente il vecchio. "Non c'è amore dentro

alabianca 05-11-12 09:34

Riferimento: tra poco..è natale
 
C'era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera, nera come la pece.
Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: "Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere?".
Anche le compagne pecore le gridavano dietro: "Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?".
La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.
E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all'ombra dei pini.
Ma nemmeno in montagna trovò pace. "Che vivere è questo? Sempre da sola!", si diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava.
Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce. "Dormirò là dentro" e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse.
"Chi sei?", le domandò una voce appena fu entrata.
"Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dei gregge".
"La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c'era posto con gli altri nell'albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!".
La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù.
"Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!".
Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo accarezzò con la sua lana.
Gesù si svegliò e le bisbigliò nell'orecchio: "Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!".
La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il "Gloria

alabianca 11-11-12 23:39

Riferimento: tra poco..è natale
 
La lucciola

Ad adorare il bambino Gesù nella capanna di Betlemme insieme con gli altri animali accorsero anche gli insetti. per non spaventare il piccolo restarono in gruppo sulla soglia. Ma Gesù, con un gesto delle rosee manine, li chiamò ed essi si precipitarono,portando i loro doni. L'ape offrì il suo dolce miele, la farfalla la bellezza dei suoi colori, la formica un chicco di riso, il baco un filo di finissima seta. La vespa, non sapendo che cosa offrire, promise che non avrebbe più punto nessuno, la mosca si offrì di vegliare, senza ronzare, il sonno di Gesù. Solo un insetto piccolissimo non osò avvicinarsi al bambino, non avendo nulla da offrire. Se ne stette timido sulla porta; eppure avrebbe tanto voluto dirgli il suo amore. Ma, mentre con il cuore grosso e la testa bassa stava per lasciare la capanna, udì una vocina: " E tu, piccolo insetto, perché non ti avvicini?" Era Gesù stesso che glielo domandava. Allora, commosso l'insetto volò fino alla culla e si posò sulla manina del bambino. Era così emozionato per l'attenzione ricevuta, che gli occhi gli si colmarono di lacrime. Scivolando giù, una di queste, cadde proprio sul piccolo palmo di Gesù. " Grazie", sorrise il bambinello. " Questo é un regalo bellissimo". In quel momento un raggio di luna, che curiosava dalla finestra, illuminò la lacrima. " Ecco é diventata una goccia di luce!" disse Gesù sorridendo. " da oggi porterai sempre con te questo raggio luminoso. E ti chiamerai lucciola

Punischer 27-11-12 09:44

Riferimento: tra poco..è natale
 
Citazione:

olè.
sei contento che tra poco è Natale?

alabianca 02-12-12 20:42

Riferimento: tra poco..è natale
 
Ogni Giorno e' Natale Se....ღೋ


Il Natale ricorda che Dio è diventato un uomo come noi, è nato come noi, e gli è stato dato il nome Gesù.Gesù, venendo su questa terra ha voluto dirci: sono vicino a VOI. Ci ha insegnato che anche noi dobbiamo essere vicini agli altri, volendo bene a tutti. Ogni giorno è Natale se amiamo gli altri, se li aiutiamo, se l
i consoliamo, se li perdoniamo.Non può esserci Natale se non ci ricordiamo di chi soffre, di chi piange, di chi ha fame, di chi è triste... NON HAI MAI PENSATO CHE FORSE C'È QUALCUNO CHE HA BISOGNO PROPRIO DI TE?..dal web Non può esserci Natale se non aiutiamo chi ha bisogno di noi

alabianca 18-12-12 22:02

Riferimento: tra poco..è natale
 
DI ANNA LISA MINUTILLO

Si diventa tutti più buoni per via delle luminarie che rendono la città molto più suggestiva ma poi la luce ed il calore non si possiedono nel cuore.
Si diventa tutti più buoni perché dopo una giornate di corse,appuntamenti,lavoro si torna a casa al caldo fra le mura domestiche e si chiude il resto del mondo fuori mentre altri non hanno più una casa e magari l’avevano fino a pochi giorni fa…..
Si diventa tutti più allegri e distesi mentre si corre affannosamente da un negozio all’altro alla ricerca del regalo di tendenza per stupire,per non essere giudicati quando arriverà il momento di scartare i regali e non si pensa a chi vedrà il Natale come un giorno qualsiasi e magari se avrà fortuna come dono riceverà un po’ di calore umano consumando un pasto caldo alla mensa della caritas…..
Si diventa tutti più buoni perché ci si reca agli appuntamenti convenzionali quelli che tanto fanno persone perbene:si acquistano i biglietti molto onerosi e si assiste al solito concerto eseguito magistralmente da chi ha nelle mani e nelle orecchie l’arte e con un solo gesto ha il potere di trasporla nella realtà e ci si chiede come mai un gesto di umanità e grandezza non possa essere eseguito nelle piazze ,magari facendo pagare una cifra irrisoria da destinare a chi della piazza ha fatto il suo luogo di vita,a chi non riesce a curarsi perché non ha i mezzi economici,a chi è stato rubato il lavoro,a quelle persone che invece di trascorrere gli ultimi anni della propria vita si vedono costretti ad andare a cercare cibo nei cassonetti…….
Si osserva il mondo e si cerca di stordirsi con i profumi,attraverso la folla,nelle voci concitate e si cerca di coprire il rumore sordo della morte che ancora vede donna dilaniate nell’anima fare fini barbare ed assurde,per ano di chi sostiene di amarle.
Non si vuole vedere perché fa male lo so ma quei bambini strappati via alla loro mamme ,alle loro case ,alle loro vite non devono avere colore ed appartenenza dovrebbe essere così ogni volta che un bambino viene privato della propria vita,dovremmo sentirci sempre male e delusi perché la vita non ha bandiere ne colori,perché la vita ovunque è sacra e nessuno ha il diritto di privarcene….
Si corre veloci cercando di rimettere al loro giusto posto i pezzi di un puzzle che giorno dopo giorno diventa più complesso,si assiste a storie di amore della senescenza che poco hanno a che fare con l’amore e si resta quasi indifferenti difronte alle continue prevaricazioni ed offese e ci si interroga sul fatto che l’intelligenza femminile riesca a mettersi a servizio in modo così irrispettoso nei confronti delle altre donne facendo passare il concetto che tutto è dovuto a chi ha notorietà e portafogli grande per comprarti come se fossi una merce sul bancone in esposizione…..
Ed è nuovamente Natale e pesantemente si aspetta il ritorno della vera serenità,della voglia di riscatto,del profumo delle piccole cose che rendono ogni giornata normale una giornata speciale degna di essere vissuta.
Si vedono liste d’attesa lunghe chilometri per le visite mediche,si vedono carrelli della spesa sempre meno pieni,si vedono albe uguali a tramonti non risvegliare in noi il minimo fremito perché a Natale bisogna essere tutti più buoni e quindi la cosa migliore da fare secondo qualcuno sarebbe quella di non stressare e di evitare di fare avere un minimo sussulto alla persone che hanno il diritto di festeggiare e non di rovinargli il clima con queste esternazioni,ovvie ,da quattro soldi ma per le quali nessuno fa nulla però oppure si fa troppo poco sempre e questo non fa di noi delle persone migliori rispetto a chi queste situazioni le ha volutamente create ed ora trascorre i suoi giorni crogiolandosi e godendosi l’indegno spettacolo della pochezza umana e di quella da lui posseduta.
Si vedono presidi sbuffare ,si passa dalle tende fredde del San Raffaele,al presidio della Jabil di Cassina Dè Pecchi,ai lavoratori in lotta dell’Ikea di Piacenza e si vedono volti stanchi,infreddoliti,ma con occhi vivi e pieni di determinazione anche se le sciarpe per tenere la gola al caldo sembrano non scaldare nemmeno più ……ci si dimentica che dietro a queste persone esistono famiglie a cui va detto un grande grazie per aver sopportato e per continuare a supportare i loro cari che impegnandosi in queste lotte privano i loro affetti di momenti da trascorrere insieme.
Non si vogliono vedere i nostri “vecchi”, le nostre memorie storiche aggirarsi guardinghi fra le mura di casa alla ricerca di qualcuno che chieda loro:lo festeggi con noi il Natale quest’anno? Perchè si sa che quando si ha a che fare con una persona anziana bisogna adattarsi,bisogna dargli ascolto,bisogna preparargli un cibo differente ed allora non tutti vogliono questi sbattimenti,è meglio passare a trovarli per derubarli vero? E così non si vede che dietro quelle mani con le rughe esisteva un giovane uomo prima che ha vissuto inseguendo un sogno e che lo porta ancora con se nonostante l’indifferenza di chi con quel sogno ha potuto campare senza mancanze.
Un viaggio attraverso occhi e mani,un viaggio attraverso cuori e dolori,un viaggio attraverso la voglia di cambiare e la paura nel doversi mettere in gioco,un sogno che pare non voler mai decollare perché pieno di insidie da scalare,una sera che dovrebbe celebrare la vita ma che per come si sta vivendo fa dimenticare questa cosa per lasciare spazio solo all’indifferenza nell’essere vivi,al non riuscire a vederla più nemmeno come la grande fortuna che invece è e rappresenta la vita.
Non riesco a camminare fra le pieghe dell’anima senza inciamparvisi dentro,non riesco a vedere nelle luci e nei falsi sorrisi la serenità che dovrebbe esserci,non riesco a non pensare a ciò che accade sempre più spesso ormai,all’arrendevolezza che dovrebbe lasciare il posto alla volontà ed alla tenacia di vederlo davvero guarire questo mondo che tanto amo.
Ho atteso prima di scrivere questo pezzo,ho atteso perché volevo vedere se le cose sarebbero migliorate un po’ prima delle grandi abbuffate,ho atteso perché non volevo concludere con qualcosa di troppo cervellotico oppure con qualcosa che possiede troppo cuore come al solito,mannaggia questo cuore ……..
Non è cambiato nulla fuori e dovremmo farlo cambiare perché molto se non tutto dipende da noi,non è cambiato nulla dentro la coscienza di chi non ha coscienza,non è cambiato nelle persone distratte volutamente dalla realtà altrimenti non riuscirebbero più a conviverci e come sempre è cambiato dentro me che se non vedo felice chi mi circonda non riesco ad esserlo nemmeno io per questo motivo questo Natale sarà esattamente come lo è sempre stato per me,con i sorrisi per chi non ride più,con gli abbracci per chi ha bisogno di calore,con le parole per non sentirti solo,con la generosità per offrire almeno un pasto caldo,con la speranza per chi ha smesso di credere nei sogni,senza cenoni e abiti eleganti perché sono cose che non mi appartengono,con la luce che spero possa arrivare a illuminare il buio che da troppo tempo ci circonda ormai.
Alla fine l’ho scritto il pezzo,e non credo abbia vinto la tristezza ma l’idea che ognuno se vuole può diventare strumento per smettere di parlare solo del bene e per iniziare anche a farlo.

buon natale.

alabianca 23-12-12 21:11

Riferimento: tra poco..è natale
 
C'era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L'uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu' nessun amico.
Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò:
- Fratello, - gli gridarono - non vieni?
Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c'erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero.
Ma dove andavano?
Si mosse un po' curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme.
Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s'inginocchio insieme agli altri. - Signore, - esclamò - ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
E cominciò a piangere.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell'alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio

alabianca 23-12-12 21:18

Riferimento: tra poco..è natale
 
Non si sa per certo

quando nacque Gesù Cristo,

e ci si domanda:

perché la data fu collocata

in concomitanza del solstizio d'inverno?

Cercheremo di spiegarvelo.



Si deve sapere, che fin dai tempi antichi, i popoli che vivevano nell'Europa ( Celti, Finnici, Danesi, Lapponi, Unni, Romani etc. etc. ), erano influenzati dal mutar delle stagioni, a cui davano, sia pur con espressioni diverse, un unico significato: la lotta del sole, simbolo di luce prosperità e vita, con la notte, simbolo di tenebre disgrazie e morte. Il culmine di questa lotta, era il solstizio d'inverno, ovvero il periodo dell'anno, nel quale la notte prendeva il sopravvento sul giorno; nelle gelide terre del nord Europa . Questo fenomeno naturale, per via della vicinanza al polo, era sentito maggiormente. Ecco che la paura atavica dell'uomo per le tenebre e i suoi abitanti, portarono questi popoli a riti per ingraziarseli. I resti dei banchetti venivano lasciati tutta la notte sui tavoli e il fuoco rimaneva acceso, per dar modo alle anime dei morti di rifocillarsi e scaldarsi. Le porte delle case venivano bagnate da sangue di cavallo sacrificato al sole, per scacciare gli spiriti malvagi che la notte si aggiravano per le vie dei paesi.

alabianca 23-12-12 21:23

Riferimento: tra poco..è natale
 
Faceva terribilmente freddo quella sera, con la neve che scivolava giù silenziosa. Era l'ultima sera dell'anno, la sera di San Silvestro..
In quel freddo, al buio,una povera bimbetta girava per le vie,a capo scoperto e scalza. A dire il vero quando era uscita di casa le scarpe le aveva: erano appartenute a sua madre, ed erano talmente grandi e lacere che la bambina le aveva perdute attraversando di fretta la via,per scansare le carrozze che andavano di gran carriera... Una non era più riuscita a trovarla in mezzo alla neve, l'altra se l'era presa un monello,schernendola.


E così la piccola camminava coi piedini nudi e arrossati dal freddo, era tutto il giorno che girava con una gran quantità di fiammiferi...nelle tasche del grembiulone che portava e ne teneva una scatoletta in mano, nella speranza che qualcuno li notasse e pensasse di averne bisogno. Finora non era riuscita a vendere niente...nessuno le aveva dato un soldo per i suoi fiammiferi, e lei aveva tanta fame,tanto freddo...
I fiocchi di neve le cadevano sui lunghi capelli biondi, sparsi in bi riccioli sul collo...e lei era davvero triste Alle finestre brillavano allegre molte candele e aleggiava per le vie un buon profumino d'arrosto.


In un angolino un pò riparato la piccola sedette abbandonandosi e rannicchiandosi con le povere gambine infreddolite, aveva sempre più freddo,ma non osava rincasare riportando indietro tutti i fiammiferi e neanche un soldino, il babbo l'avrebbe certo picchata! Le sue manine, però, erano quasi morte dal freddo. Ah, quanto bene le avrebbe fatto un piccolo fiammifero! Se si arrischiasse a cavarne uno dallo scatolino, ed a strofinarlo sul muro per riscaldarsi le dita... Ne cavò uno, e trracc! Come scoppiettò! come bruciò! Mandò una fiamma calda e chiara come una piccola candela, quando la parò con la manina. Che strana luce! Pareva alla piccina d'essere seduta dinanzi ad una grande stufa di ferro, con le borchie e il coperchio di ottone lucido: il fuoco ardeva così allegramente, e riscaldava così bene!... La piccina allungava già le gambe, per riscaldare anche quelle... ma la fiamma si spense, la stufa scomparve, - ed ella si ritrovò là seduta, con un pezzettino di fiammifero bruciato tra le mani.

Ne accese un altro: anche questo bruciò, rischiarò e il muro, nel punto in cui la luce batteva, divenne trasparente come un velo. La bambina vide proprio dentro nella stanza, dove la tavola era apparecchiata, con una bella tovaglia d'una bianchezza abbagliante, e con finissime porcellane; nel mezzo della tavola, l'oca arrostita fumava, tutta ripiena di mele cotte e di prugne. Il più bello poi fu che l'oca stessa balzò fuor del piatto, e, col trinciante ed il forchettone piantati nel dorso, si diede ad arrancare per la stanza, dirigendosi proprio verso la povera bambina... Ma il fiammifero si spense, e non si vide più che il muro opaco e freddo.

Accese un terzo fiammifero. La piccolina si trovò sotto ad un magnifico albero, ancora più grande e meglio ornato di quello che aveva veduto, a traverso ai vetri dell'uscio, nella casa del ricco negoziante, la sera di Natale. Migliaia di lumi scintillavano tra i verdi rami, e certe figure colorate, come quelle che si vedono esposte nelle mostre dei negozii, guardavano la piccina. Ella stese le mani... e il fiammifero si spense. I lumicini di Natale volarono su in alto, sempre più in alto; ed ella si avvide allora ch'erano le stelle lucenti. Una stella cadde, e segnò una lunga striscia di luce sul fondo oscuro del cielo.

"Qualcuno muore!" - disse la piccola, perchè la sua vecchia nonna (l'unica persona al mondo che l'avesse trattata amorevolmente, - ma ora anche essa era morta,) la sua vecchia nonna le aveva detto: "Quando una stella cade, un'anima sale a Dio."

Strofinò contro il muro un altro fiammifero, che mandò un grande chiarore all'intorno; ed in quel chiarore la vecchia nonna apparve, tutta raggiante, e mite, e buona...

"Oh, nonna!" - gridò la piccolina: "Prendimi con te! So che tu sparisci, appena la fiammella si spegne, come sono spariti la bella stufa calda, l'arrosto fumante, e il grande albero di Natale!" - Presto presto, accese tutti insieme i fiammiferi che ancora rimanevano nella scatolina: voleva trattenere la nonna. I fiammiferi diedero tanta luce, che nemmeno di pieno giorno è così chiaro: la nonna non era stata mai così bella, così grande... Ella prese la bambina tra le braccia, ed insieme volarono su, verso lo Splendore e la Gioia, su, in alto, in alto, dove non c'è più fame, nè freddo, nè angustia, - e giunsero presso Dio.
Ma nell'angolo tra le due case, allo spuntare della fredda alba, fu veduta la piccina, con le gotine rosse ed il sorriso sulle labbra, - morta assiderata nell'ultima notte del vecchio anno. La prima alba dell'anno nuovo passò sopra il cadaverino, disteso là, con le scatole dei fiammiferi, di cui una era quasi tutta bruciata. "Ha cercato di scaldarsi..." - dissero. Ma nessuno seppe tutte le belle cose che aveva vedute; nessuno seppe tra quanta luce era entrata, con la vecchia nonna, nella gioia della nuova Alba.!

alabianca 23-12-12 21:26

Riferimento: tra poco..è natale
 
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Mercatini di Natale 2012


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martedì 12 ottobre 2010Un bacio sotto il Vischio..



Tante leggende e tradizioni natalizie sono legate a questo arbusto..
Il suo nome latino è Viscum album, ed è una pianta cespugliosa che cresce soprattutto in inverno alle pendici di pioppi, querce e tigli.
Al vischio sono riconducibili leggende e tradizioni molto antiche: i celti, ad esempio, lo chiamavano oloaiacet e lo consideravano, insieme alla quercia, una pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica, invece, teneva lontane disgrazie e malattie...



Ma la tradizione più importante legata a questa pianta è quella natalizia.
L'usanza di appendere all'uscio di casa un rametto di vischio, si perde nelle lontane terre del nord Europa, popolate dai celti e dai mitici sacerdoti druidi.
Questi, vi associavano prima di tutto una forza magica, in grado di far deporre le armi ai nemici che si fossero incontrati in sua prossimità e, proprio per tale ragione, il vischio è oggi augurio di serenità e pace, ed appenderlo alla porta di casa regalerà armonia a tutti i suoi abitanti. Inoltre, le antiche popolazioni nordeuropee vi attribuivano importanti doti curative e, tutt'oggi, i contadini che lo trovano tra i rami dei propri meli, dei peri, dei susini, dei mandorli, dei pioppi, degli aceri e ovviamente degli abeti, lo considerano un dono da proteggere contro mani avide ed inopportune.
Leggende appartenenti alle popolazioni più disparate (non solo inglesi e scandinave ma anche australiane, africane e giapponesi), attribuiscono al vischio speciali virtù fecondative. In particolare, questo valore sacro è rimasto nel folklore delle popolazioni del nord dell'Europa ed è legato al periodo del solstizio d'estate (San Giovanni), e d'inverno (Natale).
La leggenda del vischio trae le sue origini proprio da queste terre e dalla dea anglosassone Freya (o Frigga), sposa del dio Odino e protettrice dell’amore e degli innamorati. La leggenda narra che Freya aveva due figli, Balder e Loki, il primo buono e dolce, il secondo ovviamente cattivo, invidioso e soprattutto dispettoso nei confronti del fratello.
Venuta a conoscenza di ciò Freya cercò di proteggere Balder e chiese a Fuoco, Acqua, Terra, Aria e a tutti gli animali e le piante di giurare la loro protezione per l’incolumità del figlio e ottenne la loro protezione. Ma l’astuto Loki però scoprì che la madre non si era rivolta ad una pianta, che non viveva né sopra né sotto terra: il vischio. Intrecciando i rami di questa pianta fece così un dardo appuntito, lo diede al dio cieco dell’inverno, che lo tirò dal suo arco e colpì Balder, il quale morì sul colpo.
Freya, rassegnata e disperata, pianse tutto il suo dolore sul corpo del figlio e le sue lacrime a contatto con il dardo di vischio, diventarono le bacche perlate della pianta e Balder magicamente riprese vita. Così Freya, colma di felicità, ringraziò chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva il vischio con un bacio. Per questo motivo la tradizione vuole che chi sta sotto il vischio si baci!
La leggenda cristiana del vischio è invece un’altra:
Si narra che un tempo, in un paese tra i monti, viveva un vecchio mercante. L’uomo era solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico.. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca. Per avere sempre più soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava della ingenuità di alcune persone. Ma tanto a lui non importava, perché non andava mai oltre le apparenze.Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli voleva bene.Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata. Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini. A un certo punto cominciò a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì. Per tutta la notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d'amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere. Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale era appoggiato…Le sue lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle.
Era nato il vischio.
Un’altra versione della leggenda la vuole ambientata alla nascita di Gesù Cristo, e con il vecchio piangente davanti alla grotta di Betlemme.
Oggi addobba le nostre case nel periodo natalizio, e si usa per confezionare le ghirlandine da appendere alle pareti di casa, per garantire un anno di fortuna, un'usanza questa che è stata tramandata fino a noi dalle popolazioni celtiche. Le ghirlande sono inoltre il simbolo di vittoria e di eternità.
Il vischio è impiegato anche per fare il centrotavola, come decorazione per i portacandele e per decorare la casa.
SI dice, inoltre, che a Natale se una ragazza si trova sotto il vischio, vivacemente abbellito con nastri e rami di abete non può rifiutarsi di essere baciata. Se la ragazza non viene baciata vuol dire che non si sposerà durante l’anno nuovo


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 04:33.

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